Prato, imprese cinesi. Simoncini: “Contributo da valorizzare nel rispetto delle regole”

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Prato, imprese cinesi. Simoncini: “Contributo da valorizzare nel rispetto delle regole”

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FIRENZE, 27 marzo 2015

– Le imprese cinesi possono essere un valore aggiunto per l’economia pratese e toscana. Per questo è necessario proseguire sulla via dell’integrazione, sociale ed economica della comunità cinese, tenendo al tempo stesso ferma la barra sul rispetto delle regole e della legalità. A sottolinearlo è l’assessore alle attività produttive credito e lavoro Gianfranco Simoncini in sintonia con quanto emerge dal secondo rapporto Irpet (Istituto per la programmazione economica in Toscana) sulle relazioni transnazionali delle imprese cinesi di Prato e sul loro contributo all’economia della provincia. Il rapporto è stato presentato oggi a Prato nel salone consiliare della Provincia.

“I numeri che emergono dal rapporto – ha detto Simoncini – ci dicono che la comunità cinese contribuisce per l’11 per cento al Pil provinciale, 705 milioni, e gli investimenti valgono l’8 per cento, ovvero 125 milioni. Una realtà che si trova, ricorda l’Irpet, ancora in una fase delicata, con elementi critici, ma anche potenzialità da sfruttare. Numeri che ci confermano nell’attenzione e nelle scelte fatte per valorizzare questo contributo che, se ancora oggi è vissuto in maniera problematica dal territorio, rappresenta tuttavia una risorsa e un’opportunità per promuovere lo sviluppo del distretto nel suo insieme. Le imprese cinesi rappresentano infatti un naturale ponte verso l’immenso mercato della Cina, come ha capito l’esperienza significativa del progetto di Cna world China”.

L’assessore Simoncini ha ricordato le tappe di un percorso che la Regione ha intrapreso per affrontare con forza il problema della sicurezza sul lavoro e affermare il rispetto delle regole, con un progetto mirato partito lo scorso anno e che prevede, entro il 2016, il controllo di 7.700 aziende tra Prato , Firenze e Pistoia. Un progetto lanciato dopo il rogo della Teresa Moda, in cui il 1 dicembre 2013 persero la vita sette operai cinesi che nella fabbrica lavoravano, vivevano e dormivano. Un progetto che ha portato ad assumere 74 ispettori delle Asl per tre anni e che prevede anche un patto (Patto lavoro sicuro) per la regolarizzazione ed emersione delle imprese non in regola, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria e degli ordini professionali.

“Grazie questo sforzo – ha spiegato Simoncini – sostenuto dalla collaborazione con le forze dell’ordine, sta emergendo una positiva tendenza all’adeguamento e alla messa a norma. La lotta all’illegalità è prima di tutto e soprattutto difesa dei diritti e della salute. Sarebbe intollerabile rivivere drammi come quello di 2 anni fa e per questo saremo intransigenti. Consapevoli anche del fatto che la lotta all’illegalità è, al tempo stesso, umo strumento per favorire promuovere il futuro dell’economia e delle imprese dell’area”.

I numeri I cinesi a Prato sono il 9 per cento di tutta la popolazione, anche se i residenti ‘veri’ potrebbero benissimo essere 40-45 mila contro i soli 17mila iscritti all’anagrafe. Consumano (e spendono) per 172 milioni di euro, che è il 5 per cento del totale (e dunque la metà del loro peso demografico). Ma la comunità cinese contribuisce per l’11 per cento al Pil provinciale, 705 milioni, e gli investimenti valgono l’8 per cento, ovvero 125 milioni.

 Scritto da Barbara Cremoncini


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